In occasione della Giornata internazionale della Donna, abbiamo pensato di raccontarvi la storia di otto donne a partire dalle immagini che il nostro team ha scelto per voi all’interno dell’Archivio Scala. Otto donne, alcune vive e altre immaginate, le cui vicende hanno segnato la Storia e la Cultura in maniera indelebile.
L’8 marzo è la Giornata Internazionale della Donna, una ricorrenza nata per celebrare le conquiste sociali, economiche e politiche delle donne, ma anche per ricordare le discriminazioni e le violenze che ancora subiscono in molte parti del mondo.
In Italia, l’8 marzo è celebrato con diverse iniziative che combinano momenti di riflessione e impegno sociale con gesti simbolici e tradizioni consolidate. Uno dei simboli più iconici della giornata è la mimosa, fiore scelto negli anni ’40 dall’Unione Donne Italiane (UDI) come emblema della ricorrenza per la sua fioritura precoce a marzo e per il suo significato di forza e solidarietà femminile.
Il nostro team quest’anno ha deciso di scegliere per voi le storie di otto donne che nel corso della Storia hanno lasciato un segno per la loro determinatezza, coraggio e soprattutto libertà. Libertà di espressione, libertà di varcare i confini e viaggiare, libertà di comportamento e azione in una società dominata dagli uomini.
Cristina Seghi, Sales Italia e archivista, ha scelto per voi questo scatto di Tina Modotti.
Tina Modotti (1896-1942), artista, fotografa, attivista e rivoluzionaria, ha fatto della libertà il filo conduttore della sua esistenza. Nata a Udine, emigrò giovanissima negli Stati Uniti, dove lavorò come operaia e attrice, mostrando sin da subito un’indole indipendente e inquieta, poco incline alle convenzioni del tempo. Fu a San Francisco che incontrò il fotografo Edward Weston, con cui iniziò un’intensa relazione artistica e sentimentale. Fu lui a introdurla alla fotografia, ma fu Tina a trasformarla in uno strumento di denuncia sociale. Con Weston si trasferì in Messico, dove entrò in contatto con il fervente ambiente artistico e politico post-rivoluzionario, stringendo amicizia con Frida Kahlo, Diego Rivera e altri intellettuali progressisti.
Tina Modotti ha vissuto senza compromessi, seguendo le sue idee e il suo talento senza lasciarsi imbrigliare da nessuna etichetta. La sua libertà è stata la sua arte, il suo pensiero, il suo esilio e la sua resistenza. Oggi il suo nome risuona come quello di una pioniera, una donna che ha scelto di vivere senza paura.
Tra le molte fotografe i cui scatti arricchiscono la nostra sezione di FOTOGRAFIA Rebecca Innocenti Spada, assistente di Direzione, ha scelto di mettere in evidenza anche Claude Cahun (1894-1954), fotografa e artista surrealista nota per la sua esplorazione anticonvenzionale dell’identità di genere e della sessualità.
La sua opera non solo è una critica incisiva alle norme oppressive, ma si erge allo stesso tempo come una figura ribelle in un periodo di conflitto storico. Attraverso il suo lavoro, la Cahun contribuisce a un discorso contemporaneo di libertà individuale e di autenticità, dove l’espressione creativa diventa anch’essa un atto di resistenza.
Paola Brogi del Laboratorio fotografico ha invece recentemente rintracciato dai nostri partner, musei e archivi internazionali, una selezione di immagini che permettono di scoprire la figura dell’artista svedese Hilma af Klint.
Hilma af Klint (1862-1944) è stata una pioniera dell’arte astratta. La sua storia è quella di un’artista visionaria che, con libertà assoluta, ha esplorato territori sconosciuti, anticipando di decenni il linguaggio astratto di artisti come Kandinsky, Mondrian e Malevič.
Nata in Svezia, Hilma studiò alla Royal Academy of Fine Arts di Stoccolma, distinguendosi inizialmente per il suo talento nella pittura naturalistica. Ma il suo vero viaggio artistico iniziò quando entrò in contatto con il mondo dello spiritismo e della ricerca esoterica, allora molto diffusi tra gli intellettuali dell’epoca. Convinta che l’arte potesse essere un ponte tra il visibile e l’invisibile, cominciò a sperimentare nuove forme di espressione, liberandosi dalle convenzioni dell’arte figurativa.
Lontana dalle rigide regole accademiche, lavorava in totale libertà, spinta da una ricerca interiore profonda e consapevole della radicalità della sua arte, Hilma scelse di non esporre le sue opere in vita, lasciando scritto nel suo testamento che sarebbero dovute rimanere inaccessibili per almeno vent’anni dopo la sua morte. Forse sapeva che il suo tempo non era ancora arrivato, che il mondo non era pronto a comprendere la rivoluzione che aveva creato. Solo alla fine del XX secolo la sua opera è stata riscoperta, rivelando la straordinaria modernità e innovazione del suo lavoro.
Vera Silvani, archivista e ricercatrice iconografica, ci racconta della vicenda di un’altra artista di grande valore ma poco nota al pubblico: Lucie Cousturier (1876-1925). E lo fa puntando il dito sulla scoperta di un’opera “dimenticata”: La Donna che legge (1907).
Quest’opera è rimasta nascosta nei depositi del MoMA di New York per oltre mezzo secolo, fino a quando nell’ottobre 2023, in seguito alla revisione della collezione viene stilato un elenco di opere che non erano state esposte dal loro arrivo. L’opera, donata al MoMA nel 1960 dalla E. & A. Silberman Galleries, non era mai stata esposta ma, soprattutto, nessuno dei curatori di Pittura e Scultura attualmente in carica lo aveva visto.
Lungi dall’essere un’artista emarginata, Lucie Cousturier era al centro dei circoli neoimpressionisti parigini della fine del XIX e dell’inizio del XX secolo. Pittrice affermata, con un curriculum espositivo di tutto rispetto, e autrice di saggi e articoli arguti su importanti artisti del movimento neoimpressionista, tra cui Georges-Pierre Seurat e Paul Signac. Fu ritratta da colleghi come Maximilien Luce e Théo van Rysselberghe. Fu anche una raffinata mecenate: lei e suo marito, Edmond Cousturier, possedevano un’importante collezione di dipinti neoimpressionisti, tra cui l’opera più nota di Seurat, Una domenica alla Grande Jatte (1884/86), ricevuta in dono come regalo di nozze nel 1900. Viaggiò molto in Africa occidentale e, cosa insolita per una donna francese dell’epoca, si fece notare per le sue critiche al colonialismo francese.
La Donna che legge, con la sua ambiziosa composizione e le sue pennellate di rosa, verde, giallo e blu, ci colpisce per il soggetto: una donna sola e intenta a leggere, che incarna la ricerca intellettuale e l’individualismo in un interno borghese come un gesto radicale.
L’archivio Scala è certamente un prezioso supporto per la ricerca storico-artistica ma non è solo Arte, abbiamo così individuato anche storie legate all’Archeologia, alla Religione, alle Storia contemporanea.
Cristina D’Alessandro, Sales Italia e UK, ha scelto per voi un personaggio dell’Antichità: la regina Hatshepsut (circa 1507-1458 a.C.), una delle più grandi e influenti sovrane dell’Antico Egitto, a cui si deve la fondazione della Valle dei Re.
Figlia del faraone Thutmose I, Hatshepsut divenne reggente per il giovane Thutmose III, ma in seguito assunse il titolo di faraone, governando per circa 20 anni durante la XVIII dinastia.
Si fece rappresentare con attributi maschili, incluso il tradizionale copricapo e la barba posticcia, per legittimare il suo potere. Il suo regno fu segnato da pace, prosperità e grandi opere architettoniche, tra cui il maestoso tempio funerario a Deir el-Bahari. Promosse il commercio, in particolare la spedizione a Punt, che arricchì l’Egitto con oro, incenso ed ebano. Dopo la sua morte, il suo successore, Thutmose III, cercò di cancellarne il ricordo, distruggendo molte delle sue statue e iscrizioni. Tuttavia, la sua eredità come una delle poche donne faraone sopravvive ancora oggi.
Alessandra Pinzani, Sale per la Francia e l’Oriente, ci regala il ritratto di un’altra regina: la Regina di Saba, figura leggendaria, menzionata in diverse tradizioni religiose e storiche, la cui reale esistenza rimane incerta.
Secondo la Bibbia la regina visitò il re Salomone a Gerusalemme, affascinata dalla sua saggezza e dalla prosperità del suo regno. Il Corano la chiama Bilqis, descrivendola come una regina potente che si convertì all’Islam dopo un incontro con il profeta Sulayman (Salomone). La tradizione etiope, nel testo sacro Kebra Nagast, la identifica come Makeda e racconta che ebbe un figlio da Salomone, Menelik I, considerato il fondatore della dinastia salomonica etiope.
Nonostante la mancanza di prove archeologiche definitive, la Regina di Saba continua a ispirare miti, leggende e studi, rappresentando un simbolo di potere femminile e saggezza nel mondo antico. Guarda questa Gallery per una selezione di immagini su questo tema iconografico.
Federica Brivio, Sales per l’Italia e la Francia, lavorando a un documentario si è lasciata incuriosire dalla biografia della temeraria Amelia Earhart, spirito libero e indomabile del Novecento.
Amelia Earhart (1897-1937) è stata una delle più grandi pioniere dell’aviazione, un’icona di coraggio e indipendenza che ha sfidato i limiti imposti alle donne del suo tempo. In un’epoca in cui il volo era ancora una conquista incerta, lei lo rese la sua passione e la sua missione, dimostrando che la libertà si conquista con audacia e determinazione. Nel 1928 divenne la prima donna a sorvolare l’Atlantico, ma il suo spirito ribelle non si accontentò di essere solo una passeggera: nel 1932 attraversò l’oceano in solitaria, battendo record e consacrandosi come una leggenda dell’aviazione. Con il suo iconico giubbotto di pelle e la sua sicurezza inarrestabile, sfidò non solo le leggi della gravità, ma anche quelle di una società che ancora vedeva le donne in ruoli limitati.
Amelia non era solo una pilota, ma un simbolo di emancipazione. Incoraggiò le donne a inseguire i propri sogni senza paura, dichiarando che la cosa più difficile è prendere l’iniziativa: “Le donne devono cercare di fare le cose così come gli uomini. Quando falliscono, il loro fallimento deve diventare una sfida per le altre.”
Nel 1937, mentre tentava di compiere il giro del mondo in aereo, scomparve misteriosamente nell’Oceano Pacifico.
Infine, concludiamo questo breve viaggio all’interno dell’archivio tornando a una delle icone della pittura femminile del Novecento.
Katja Lehmann, Sales per Germania, Austria e Svizzera, non ha dubbi: Frida Kahlo è la sua artista preferita in archivio!
“Quello che mi affascina di Frida Kahlo, donna dalla personalità straordinaria e simbolo di resilienza, è la sua capacità di trasformare il dolore in bellezza, anziché nascondere le proprie vulnerabilità. E’ un simbolo di indipendenza e di ribellione contro le norme imposte dalla società. Non solo ha rifiutato i ruoli tradizionali femminili, ma ha anche affrontato apertamente la sua sessualità, le sue difficoltà fisiche e il suo rapporto complicato con l’amore.”
La celeberrima artista messicana non ha bisogno di introduzioni ma se avete voglia di un approfondimento, potete leggere un altro TidBits ed esplorare una ricca selezione delle opere di Frida Kalho nel nostro sito.
Per approfondire questa o altre ricerche iconografiche per il tuo progetto, contatta il nostro team.
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In copertina: Amelia Earhart con altre donne pilota britanniche, anni 30. – AA18610