Dopo un lungo e accurato restauro a cura dell’Opificio delle Pietre Dure, durato 7 anni (2017-2024), la pala di Rosso Fiorentino, conservata presso la Chiesa di San Lorenzo di Sansepolcro, torna a splendere.
Scala è lieta di presentare la campagna fotografica realizzata in via esclusiva a quest’opera appena restaurata. Le fotografie non solo esaltano i raffinati dettagli dell’opera, ma testimoniano anche l’eccezionale lavoro di restauro compiuto dalle autorità competenti, evidenziando la maestria e l’attenzione al particolare che hanno caratterizzato questo intervento.
Nel 1527 Giovanni Battista di Jacopo, detto il Rosso Fiorentino, fuggì da Roma, assediata dai lanzichenecchi di Carlo V. Trovò rifugio e protezione presso il vescovo Leonardo Tornabuoni a Borgo Sansepolcro.
Il pittore locale Raffaellino dal Colle, consapevole della fama del Rosso, decise di cedergli una commissione che aveva ricevuto dalla Compagnia dei Battuti per realizzare una pala d’altare, affinché Sansepolcro potesse vantare almeno un’opera del grande artista fiorentino. La pala doveva rappresentare la Deposizione ed era stata commissionata per la Chiesa di Santa Croce.
I committenti, inizialmente scettici, furono persuasi dal vescovo Tornabuoni e, probabilmente non se ne pentirono, poiché il risultato fu descritto da Giorgio Vasari ne Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori come:
“il Deposto che vi è di croce è cosa molto rara e bella, per avere osservato ne’ colori un certo che, tenebroso per l’eclisse, che fu nella morte di Cristo, e per essere stata lavorata con grandissima diligenza.”
L’opera fu in seguito ceduta dalla Compagnia, insieme a tutti i propri beni, alle monache benedettine di San Lorenzo. E in questo luogo le monache ersero la loro chiesa, dove ancora oggi la Deposizione si trova, e dove oggi può essere ammirata in tutto il suo splendore dopo il restauro.
La Deposizione, la scena del distacco del corpo esanime di Cristo dalla croce, durante cui secondo le scritture il sole si eclissò, offrì al Rosso la possibilità di esibire potenti effetti di anatomia e di notturno. Il dramma in atto si concerta nella figura della Vergine sopraffatta dal dolore.
Continuando a seguire l’analisi di Vasari, possiamo ritrovare tutte le caratteristiche che questi lodava nel Rosso: la fierezza e la grazia, la vivacità dei colori cangianti, la ricchezza dei panneggi e delle acconciature, l’abbondanza di figure e “invenzioni” che affollano la tavola suscitando “maraviglia” per la “leggiadra maniera e terribilità di cose stravaganti”.
Tra queste ultime, l’osservatore moderno, come probabilmente anche quelli dell’epoca, è colpito dalla figura scimmiesca dell’armigero sullo sfondo, che ci guarda con occhi strabici e scintillanti.
Questo dettaglio è menzionato anche negli scritti di Vasari, dal quale apprendiamo che il Rosso Fiorentino possedeva a Firenze “un bertuccione” – l’animale è protagonista di una simpatica burla ai danni del guardiano del convento di Santa Croce nel racconto di Vasari – e che l’artista portò con sé a Roma.
Poiché il Rosso fuggì da Roma privo di beni, è difficile immaginare che la scimmia lo seguisse in Valtiberina, ma è probabile che l’abbia ricordata nella rappresentazione della brutalità del carnefice. La figura della scimmia, inoltre, può essere vista come un’allegoria della pittura stessa, che imita la natura nelle sue forme apparenti.
Guarda in questa gallery l’opera e i dettagli della campagna fotografica realizzata da Scala.
Rosso Fiorentino, il cui vero nome era Giovanni Battista di Jacopo, nacque nel 1494 a Firenze, in un periodo di straordinaria fioritura artistica. Questo pittore si distinse per il suo stile audace e innovativo, caratterizzato da figure allungate, composizioni intricate e colori vibranti che sembrano danzare sulla tela. La sua arte si colloca all’interno della corrente manierista, un movimento che si proponeva di superare l’armonia classica del Rinascimento, abbracciando una maggiore espressività e tensione emotiva. Maestro nel catturare il dramma e la spiritualità tra i suoi capolavori più celebri, spiccano la Deposizione dalla Croce (1521) e La Madonna col Bambino e santi (1518).
Dopo un periodo a Roma, nel 1530, Rosso Fiorentino si trasferì in Francia, dove entrò al servizio di Francesco I. Qui, contribuì a decorare il magnifico Palazzo di Fontainebleau, un progetto che non solo consolidò la sua reputazione, ma segnò anche un’importante tappa nella diffusione del manierismo in Francia.
Morì a Fontainebleau nel 1540.
Presso l’archivio Scala puoi trovare gli scatti di molte opere di Rosso Fiorentino.
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