Il 2022 ha segnato i settant’anni del debutto sulla passerella della Moda Italiana. Firenze è stata il crocevia della creatività e della sperimentazione, e tutt’oggi Pitti Immagine è catalizzatore dei nuovi lifestyle cosmopoliti. Scala propone un viaggio all’interno dell’archivio per riscoprire l’originalità dello stile italiano, a partire dalla prima celebre sfilata nella Sala Bianca a Firenze per arrivare alle teche dei più prestigiosi musei internazionali di cui Scala è agente ufficiale.
Questa storia ha inizio negli anni Cinquanta. La guerra era finita ma l’Europa era ancora devastata. La Moda Italiana non esisteva. Gli stilisti non restituivano un’immagine unitaria e tale da connotare uno stile italiano. Al contrario della moda francese, le sartorie operavano per garantire alle donne italiane abiti pratici, con gusto mediterraneo, senza troppi elementi decorativi. Esisteva tuttavia una vena sperimentale che accomunava i laboratori italiani, capaci di adattarsi alle necessità dei tempi senza perdere una naturale inclinazione alla sperimentazione. Basti pensare per esempio alla ricerca nell’ambito dei tessuti, a partire dalla stampa, luogo di sperimentazione artistica, fino ad arrivare alla scoperta e utilizzo di nuovi materiali – quali il rayon, il lanital e il cafioc derivato dalla canapa – durante il periodo dell’autarchia imposta dal fascismo.
In questo contesto il mercato americano, l’unico in quel momento in grado di spendere, era perfetto per recepire la praticità e dinamicità di quel che diversi decenni dopo abbiamo chiamato Made in Italy.
Ed ecco che l’intuizione geniale di Giovanni Battista Giorgini (1898-1971), abile imprenditore toscano capace di mettere in relazione l’interesse degli Stati Uniti per il vecchio mondo e la sartoria italiana, di concretizza dell’organizzazione della “First Italian High Fashion Show”. Era il 12 febbraio 1951, e alla sfilata vennero presentati 18 modelli di 10 case di moda italiane (tra cui le Sorelle Fontana, Jole Veneziani, Fabiani, Pucci, Noberasco, Carosa e Schuberth). A Villa Torrigiani, residenza privata di Giorgini, erano presenti importanti compratrici americane e giornaliste. Seguì una seconda sfilata nel corso dello stesso anno, nel luglio del 1951, presso i saloni del Grand Hotel di Firenze.
La consacrazione, e la nascita, della Moda Italiana tuttavia viene segnata dalla prima sfilata presso Palazzo Pitti, nella sfarzosa e ricca Sala Bianca. Era il 22 luglio 1952. Da questo anno fino al 1982 si tennero due stagioni di sfilate all’anno, una a gennaio e l’altra a luglio, in anticipo rispetto alle sfilate delle maison francesi. La kermesse fiorentina divenne appuntamento fisso per mostrare la creatività di stilisti emergenti e l’abilità della sartoria italiana.
Nel 1954 viene costituito il Centro di Firenze per la Moda Italiana (CFMI), l’organismo che da lì in avanti promuoverà tutte le manifestazioni di quella che rapidamente divenne la più grande fiera europea di settore. Successivamente la società cambierà nome in Pitti Immagine.
Pitti Uomo, che questa settimana riaccende le passerelle della Fortezza da Basso, nasce nel settembre 1972, seguito poi da Pitti Bimbo e Pitti Filati. Fin dagli anni cinquanta tuttavia la Sala Bianca arriva prima rispetto a Parigi nel far sfilare la moda maschile, con uno smoking di shantung nero di Brioni in accompagnamento della sposa di Jole Veneziani.
Ecco alcuni video d’epoca tratti dall’archivio dell’Istituto Luce Cinecittà, distribuiti su richiesta da Scala insieme ad altre preziose collezioni audio e video.
Se idealmente volessimo abbozzare una storia (visiva) della Moda del Novecento, e trovare traccia anche della Moda Italiana, le collezioni e gli archivi che Scala rappresenta come agente ufficiale sono una fonte preziosa e capace di documentare a livello mondiale questa forma espressiva. I musei anglosassoni e americani furono tra le prime istituzioni a dedicare studi e spazi espositivi approfonditi al costume e all’abbigliamento.
Tra i partner di Scala, il Victoria & Albert Museum di Londra è la prima collezione in ordine di importanza e capillarità sul tema Moda. Questo museo, fondato nel 1852 dopo la grande Esposizione Internazionale del 1851, vanta un percorso espositivo che abbraccia cinque secoli, rappresentando di fatto la più grande e completa collezione di abiti al mondo. Tra i pezzi chiave della collezione, per quanto riguarda il Novecento, vi sono capi d’alta moda del Secondo Dopoguerra e abiti di tutti i giorni degli anni Sessanta.
Guarda la gallery dedicata alla fotografia di moda, altra importante collezione conservata presso il V&A, con gli scatti di John French.
Il V&A è degno di nota anche per gli eventi Fashion in Motion, un programma di collaborazioni con stilisti e creativi della moda contemporanea, come Alexander McQueen e Vivienne Westwood, e per le mostre dedicate alla storia della Moda e del Costume, tra le quali ricordiamo The Glamour of Italian Fashion 1945-2014 (2014).
Quasi un secolo dopo il Metropolitan Museum di New York, altra grande istituzione con una forte mission divulgativa, acquisì il Museum of Costume Art (1937) e pose le basi per il dipartimento abbigliamento e costumi che oggi raccoglie più di 80mila tra abiti e accessori. A causa della delicatezza dei pezzi della collezione non esiste un’esposizione permanente ma ogni anno nelle gallerie del Met si tengono due diverse sfilate ciascuna incentrata su uno specifico tema o su uno stilista.
Ecco una gallery dedicata alla collezione Moda del Met, con alcuni capolavori italiani.
Altre due collezioni americane rappresentate da Scala e utili per tracciare una storia della Moda del Novecento sono il LACMA e il Museum of Fine Arts di Boston. Anche presso queste istituzioni troviamo pezzi iconici dello stile italiano, guarda la gallery dedicata al LACMA e al Museum of Fine Arts di Boston.
Procedendo in ordine cronologico ma anche per vastità della collezione, la prima istituzione americana su cui vi proponiamo un approfondimento è il Museum of Fine Arts di Boston. Questo museo è stato fondato durante il movimento di riforma del design della fine del XIX secolo, quando il New England era l’epicentro dell’industria tessile nazionale. E’ il 1870. Qualche decennio dopo, nel 1909, il museo istituì un centro di studi tessili, dove studenti d’arte, ricamatrici, tessitori, scenografi, storici, collezionisti potevano recarsi per lo studio di oggetti e dettagli utili allo sviluppo dei propri manufatti. Successivamente nel 1930 il MFA fu il primo museo americano a istituire un dipartimento dedicato alle arti tessili, input che permise di creare una vasta collezione di costumi e accessori. Tra il 1943 e il 1953 il dipartimento acquista la collezione di Elizabeth Day McCormick, composta da quasi 5.000 oggetti, una selezione impareggiabile di costumi e accessori, nonché altri tessuti, libri e stampe.
Il LACMA non è da meno. Nato nel 1961 come distaccamento del Los Angeles Museum of History, Science, and Art, il Los Angeles County Museum of Art diviene ben presto un’istituzione separata e capace di proseguire nella sua missione legata alla divulgazione dell’arte nelle sue diverse forme. Nel 1965 il LACMA ha aperto al pubblico la nuova sede di Wilshire Boulevard (rinominata nel 2007 “Art of Americas building”). Tra gli highlight gli abiti della sezione Fashion, 1900-2000.
Per approfondire ulteriormente questo tema, visita la pagina dedicata alla MODA sul nostro sito. Se vuoi ricevere una ricerca di immagini dedicata per il tuo progetto, contattaci.
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In copertina: Sfilata di Moda estate a Firenze, Sala Bianca, 1965