I gioielli accompagnano la storia dell’Uomo fin dall’antichità. Adornarsi di pietre e metalli preziosi in vita era simbolo di personalità, arricchire di monili il defunto era di buon auspicio per un nuovo viaggio ultraterreno.
L’uso dei gioielli è noto fin dal Paleolitico con collane e oggetti fatti di conchiglie, ciottoli, zanne, denti e corna di animali, ma il punto di svolta nella lavorazione dei metalli, anche preziosi, si riscontra con l’età del Rame per poi avere un’importante valorizzazione nelle civiltà egizie e mesopotamiche. I sepolcri dei Faraoni sono un esempio mirabile di preziosità e maestria artigiana (con le tecniche della doratura e la cera persa).
Fin dall’antichità è possibile notare anche lo stile e delineare una storia del gioiello attraverso forme e linee decorative. I Greci prediligevano l’essenzialità. Linee sobrie, gioielli essenziali come gli orecchini a disco, ed elementi decorativi tratti dalla natura (come le foglie d’ulivo). Gli Etruschi invece preferivano lavorazioni più complesse, come la granulatura. I Romani amavano l’uso di perle e pietre preziose.
Non sono state da meno le Civiltà Precolombiane, più che noto il rapporto con l’oro di Maya e Incas. Per questi popoli l’oro era simbolo di divinità, per via del colore e della luminosità di questo metallo molto vicino al Sole. I reperti ci mostrano come l’oro fosse ampiamente impiegato per la realizzazione di oggetti da impiegare in riti sacri, come maschere e gioielli.
L’uso delle pietre meriterebbe un approfondimento a parte. Noti sono i racconti di Marco Polo in cui parla delle pietre preziose e soprattutto dei diamanti provenienti dall’India. Mirabili gli esempi in cui i gioielli con pietre diventano simboli di potere, come la corona ferrea o il talismano di Carlo Magno, realizzato con due zaffiri cabochon trasparenti affiancati a una reliquia della croce del Cristo o, in epoca più recente, i gioielli della Corona d’Inghilterra.
Il Rinascimento rappresenta un momento particolare nella storia del gioiello, valorizzando a tal punto questa forma artistica da far entrare a pieno titolo la gioielleria tra le arti minori. Gli orafi, in particolare, trovarono la loro fortuna. Nella Firenze medicea le botteghe di doratori, battilori, scultori e orafi trovano posto presso Ponte Vecchio per merito di Cosimo I. D’altra parte noti maestri del Rinascimento iniziarono la loro carriera proprio in queste botteghe, come Donatello, Botticelli o Brunelleschi.
Ed è sempre nel corso del Rinascimento che anche i pittori iniziano a soffermarsi sulla preziosità dei gioielli, unitamente alle ricchezze degli abiti e della moda dell’epoca. Raffaello fu un pittore sempre molto attento alla riproduzione dei gioielli, come si può osservare in questi dettagli.
La corte di Versailles tocca l’apice dello sfarzo, e anche in tema di gioielli è facile trovare oggetti raffinatissimi. La nobiltà europea fu il vero motore della moda e dell’evoluzione del gioiello moderno.
Dopo la nobiltà i gioielli furono appannaggio dell’alta borghesia, quale strumento di affermazione sociale. Anche dopo la Rivoluzione Francese, seppur con minor sfarzo ed esplorazione di nuove tecniche, i gioielli rimasero al centro dell’attenzione delle classi dominanti. Lo stile divenne eclettico, la sperimentazione dell’Ottocento è strettamente connessa alle tecniche di lavorazione industriale, talvolta in serie, ma anche alla scoperta di nuovi giacimenti di materiali preziosi definiti dal colonialismo in Africa e in Oriente.
Non dimentichiamo come anche le grandi scoperte archeologiche del passato abbiano influenzato l’eclettismo che caratterizza il gioiello dell’Ottocento, come la scoperta del tesoro di Priamo da parte di Schliemann.
Il gioiello si afferma in epoca più recente come grande protagonista del movimento Art Nouveau e poi dell’Art Deco. La scoperta del colore oltre che di nuove forme e motivi decorativi è la caratteristica che accompagnerà tutte le forme espressive del XX secolo, anche dopo la guerra.
Scala Archives rappresenta alcune delle più prestigiose collezioni museali internazionali i cui archivi fotografici ci permettono di descrivere per immagini la storia del gioiello.
Ecco le 5 collezioni che dovete assolutamente visitare per poter viaggiare nei secoli e nelle civiltà tracciando una storia del gioiello:
Il V&A possiede una delle più belle e complete collezioni di gioielli al mondo. Oltre 3.000 gioielli raccontano la storia della gioielleria in Europa dall’antichità ai giorni nostri.
Tra i pezzi notevoli della collezione figurano rarità da wunderkammer, come questa spilla con un occhio miniato, un pegno d’amore di manifattura inglese di inizio Ottocento
come i ciondoli gioiello regalati da Elisabetta I ai suoi cortigiani
come i diamanti e rubini provenienti dal Rajasthan o da altre parti dell’Impero coloniale
La collezione privata Calouste Gulbenkian permette di viaggiare attraverso 5.000 anni di storia, ed è oggi una delle più importanti collezioni private di arte internazionale. Tra le meraviglie di questo museo c’è una sala dedicata esclusivamente ai gioielli e ai vetri di René Lalique, maestro indiscusso del gioiello Art Nouveau.
René Lalique (1860-1945) e Calouste Sarkis Gulbenkian (1869-1955) si incontrarono a metà degli anni Novanta del Novecento. La collezione vanta quasi duecento pezzi acquistati da Calouste Gulbenkian direttamente da René Lalique, tra il 1899 e il 1927,e rivela la prodigiosa immaginazione dell’artista nonché i gusti e la personalità del collezionista.
Il British Museum permette di scoprire in un unico luogo due milioni di anni di storia, attraverso sei continenti. La collezione concentra in un solo luogo quasi quattro milioni e mezzo di oggetti. Tra migliaia di tesori da scoprire, possiamo osservare da vicino l’incredibile lavorazione del Royal Game of Ur
o l’intricato intaglio di un corno da caccia africano
così come una maschera cerimoniale delle popolazioni indigene della costa nord-occidentale dell’America
o antichi ornamenti maya su conchiglia
Una delle sale più visitate del Museo del Louvre, a Parigi, è quella in cui è esposta l’antica e preziosissima collezione di gioielli della corona francese.
La preziosa corona con i diamanti blu evoca la storia del famoso Blue Hope.Questo diamante giunse alla corte di re Luigi XIV nel 1669, e fu affidato per il taglio alle sapienti mani del gioielliere di corte Jean Pittan, che dopo due anni di lavoro applicò un taglio noto come “rosa di Parigi”. La pietra venne poi incastonata in una spilla d’oro. Il gioiello passò di sovrano in sovrano fino alla decapitazione di Maria Antonietta. Dopo la Rivoluzione francese, nel 11 settembre 1792, il gioiello fu rubato e rintracciato dopo innumerevoli aste e passaggi di mano nel 1950 quando Harry Winston, un collezionista newyorkese, lo donò al Museo di storia naturale della Smithsonian Institution di Washington.
Le collezioni dello Smithsonian rappresentano la storia comune degli Stati Uniti d’America, l’arte di tutto il mondo e l’immensa diversità del mondo naturale e culturale.
Di grande rilievo la collezione di minerali e gemme custodita presso il Museo Nazionale di Storia Naturale, composta da circa 350.000 esemplari di minerali e 10.000 gemme. Una delle più grandi al mondo nel suo genere. Il Diamante Hope, di cui abbiamo parlato più sopra, è custodito qui insieme a centinaia di altri spettacolari gioielli e pietre preziose.
Scala Archives è lieta di rappresentare queste collezioni come agente ufficiale.
La maggior parte delle immagini sono già disponibili presso il nostro archivio ma potremo approfondire con ricerche iconografiche su misura. Approfondisci il tema del Gioiello nella sezione dedicata oppure contattaci.
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In copertina: Collana in oro disegnata e realizzata da Eugène Fontenay (particolare). Parigi, Francia, 1867-73 circa