Il 2023 segna 500 anni dalla morte di due grandi maestri della pittura rinascimentale, Perugino e Signorelli. Entrambi i pittori saranno al centro di grandi celebrazioni tra Umbria e Toscana. Scala ti condurrà dentro due opere, una per artista, attraverso campagne fotografiche realizzate con dettagli 1:1.
Fin dal 1953 la missione di Scala è stata fotografare opere d’arte a colori, cogliendo la raffinatezza dei dettagli oltre che restituendo una raffigurazione fedele dell’originale ripreso per intero. Scala Archive è oggi è uno dei pochissimi archivi a conservare, oltre file digitali in alta risoluzione, un prezioso fondo di pellicole originali. Fotocolor in formato 9×12, 13×18 e persino 20 x 25 cm, pazientemente archiviati in cardex e corredati da tutte le informazioni relative al soggetto e alle compagne fotografiche. La lavorazione dei fotocolor, così come la gestione di nuove campagne fotografiche su richiesta, è affidata al laboratorio fotografico interno.
Il gusto per il dettaglio – frutto della ricerca storico-artistica – è alla base di tutte le campagne fotografiche realizzate nel tempo, e della consapevolezza che per documentare lo stile di un artista è opportuno portare attenzione anche alle parti meno note di un’opera.
Per unirci alle celebrazioni di quest’anno che vedono protagonisti Perugino e Signorelli, uniti nell’anniversario per i 500 anni dalla loro morte (avvenuta nel 1523), abbiamo scelto due opere riccamente documentate e che ci permettono di mostrarvi preziosi dettagli. Visita con noi i cicli affrescati del Palazzo dei Priori a Perugia e della Cappella di San Brizio presso il Duomo di Orvieto.
Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come il Perugino o come Pietro Perugino, nacque a Città della Pieve nel 1448 circa. Al contrario di come annota Vasari nelle Vite, Perugino non ebbe umili origini – la famiglia Vannucci era una delle più benestanti di Città della Pieve – e si formò nella bottega del Verrocchio a Firenze a fianco di giovani talenti quali Leonardo da Vinci, Domenico Ghirlandaio, Lorenzo di Credi, Filippino Lippi e, soprattutto, il poco più che coetaneo Botticelli. Fu il successo romano a consacrarlo come “il meglio maestro d’Italia”, prima con la commissione di papa Eugenio IV per la Cappella della Concezioni in S. Pietro (1478) poi la decorazione della Cappella Sistina con la Consegna delle Chiavi (1481).
Perugino fu uno degli artisti più influenti di fine Quattrocento, anche grazie al fatto di poter mantenere ben due botteghe, attive contemporaneamente, una a Firenze e l’altra a Perugia. Solo il genio di Leonardo da Vinci e Raffaello potè metterlo in un angolo. Con il sopraggiungere del Cinquecento, Perugino tornò alla sua terra d’origine con una produzione legata soprattutto ad affreschi devozionali in piccole cittadine dell’Umbria. Morì a 75 anni di peste, a Fontignano. Era il 1523.
L’opera che abbiamo scelto per questo approfondimento è la decorazione della Sala dell’Udienza nel Collegio del Cambio a Perugia, iniziata nel 1496 e ultimata nel 1500.
Il Nobile Collegio del Cambio era sede della potente corporazione perugina dei banchieri, denominata “Arte del Cambio”. La corporazione aveva il compito di vigilare sulla legittima commutazione del denaro e di pronunciare sentenze intorno a cause civili nell’ambito delle proprie specifiche competenze. Tra il 1452 e il 1457 si installò presso il Palazzo dei Priori (il Palazzo Pubblico di Perugia), dando commissione della sistemazione architettonica a Bartolomeo di Mattiolo e Lodovico di Antonio. La decorazione della Sala dell’Udienza fu invece affidata ad artisti: prima a Domenico del Tasso per le tarsie lignee del bancone e del coro, quindi nel 1496 a Perugino per gli affreschi delle volte e delle pareti.
Utilizziamo le parole di Giorgio Vasari per farci condurre nell’esplorazione dei personaggi di questo ciclo, che raffigura il concetto che la relativa perfezione dell’uomo in terra si conquista attraverso l’accordo tra le antiche virtù e la rivelazione cristiana.
Dopo fece a fresco tutta l’udienza del Cambio, cioè nel partimento della volta i sette pianeti tirati sopra certi carri da diversi animali, secondo l’uso vecchio, e nella facciata, quando si entra dirimpetto alla porta, la Natività e la Resurrezione di Cristo; et in una tavola un S. Giovanni Batista in mezzo a certi altri Santi.
Nelle facciate poi dalle bande dipinse, secondo la maniera sua, Fabio Massimo, Socrate, Numa Pompilio, F. Camillo, Pitagora, Traiano, L. Sicinio, Leonida Spartano, Orazio Cocle, Fabio Sempronio, Pericle ateniese e Cincinnato.
Nell’altra facciata fece le Sibille, i profeti Isaia, Moisè, Daniel, Davit, Ieremia, Salamone, Eritrea, Libica, Tiburtina, Delfica e l’altre.
E sotto ciascuna delle dette figure fece, a uso di motti, in scrittura alcune cose che dissero, le quali sono a proposito di quel luogo; et in uno ornamento fece il suo ritratto che pare vivissimo, scrivendovi sotto il nome suo in questo modo: Petrus Perusinus Egregius Pictor: perdita si fuerat, pingendo hic retulit artem. Si nunquam inventa esset hactenus ipse dedit. Anno domini 1500.
Guarda in questa gallery tutte le opere di questo ciclo di affreschi, presso Palazzo dei Priori.
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Luca Signorelli (pseudonimo di Luca d’Egidio di Ventura) nacque a Cortona intorno al 1450, in una famiglia di pittori. Diverse fonti lo citano come allievo di Piero della Francesca, per poi passare nell’orbita del Perugino durante la committenza romana presso il Vaticano. Dopo aver preso parte al cantiere della Cappella Sistina, l’artista ricevette le prime grandi committenze in area fiorentina e senese, poi sempre grazie all’influenza di Lorenzo de’ Medici fu attivo a Volterra e Città di Castello, per rimanere sempre molto attivo in centro italia fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1523 a Cortona.
Il Perugino e Luca Signorelli sono accomunati in questo 500esimo anniversario tanto dalla data di morte quanto dal successo, sempre parallelo, a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento.
Era il 1499 quando Signorelli firmò il contratto con l’Opera del Duomo di Orvieto per portare a termine la decorazione della cappella Nova (nota anche come Cappella di San Brizio), avviata nel 1447 da Benozzo Gozzoli e Beato Angelico, lasciata incompiuta da quest’ultimo chiamato a Roma da papa Niccolò V e poi morto.
Signorelli, cinquant’anni dopo, completerà entro il 1504 l’opera di Beato Angelico con «Tutte le istorie de la fine del mondo: invenzione bellissima, bizzarra e capricciosa», sempre citando Giorgio Vasari.
Signorelli riparte da Cristo giudice, al centro della volta, e ne estende il racconto fino al Giudizio Universale narrando i fatti che lo precedono
come la Predica e i fatti dell’Anticristo
e che lo accompagnano, come la Chiamata degli eletti, l’Antiferno, l’Inferno.
Di grande intensità anche le lesene e le cornici, con grottesche, dove si incontrano i ritratti di Dante e degli autori classici.
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