A 100 anni dall’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, aperta a Parigi nella primavera del 1925, ripercorriamo un fenomeno artistico che ha attraversato l’Europa e il Mondo occidentale tra le due guerre mondiali, segnando in maniera più che riconoscibile ogni tipo di produzione artistica. In occasione di questo anniversario abbiamo selezionato all’interno dell’archivio Scala le immagini di sette oggetti di design che ci permettono di narrare la storia di questo stile e di alcuni dei suoi protagonisti.
La Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes, tenutasi a Parigi nel 1925, rappresenta uno degli eventi chiave del XX secolo per il mondo dell’arte e del design. Organizzata lungo le rive della Senna, questa esposizione si prefiggeva l’obiettivo di presentare il meglio delle arti decorative e industriali moderne, mettendo in evidenza l’innovazione e la creatività nel design che stava emergendo in Francia e oltre.
All’esposizione parteciparono artisti, designer e architetti provenienti da tutto il mondo, ma le opere francesi ebbero un ruolo di primo piano. Padiglioni e mostre esponevano una ricca varietà di prodotti creativi: mobili, gioielli, oggetti decorativi, ceramiche e persino automobili e aerei, tutti caratterizzati dall’uso di materiali pregiati e tecniche innovative.
L’esposizione del 1925 fu un grande successo e dimostrò come il design potesse coniugare funzionalità ed eleganza, promuovere l’idea di una stretta collaborazione tra arte e industria. Altresì consacrò il movimento Art Déco a livello internazionale.
Influenzata dall’arte moderna e dai ritrovamenti archeologici, come la scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922, l’estetica dell’Art Déco mescola riferimenti culturali e storici con una spinta verso l’avanguardia. È uno stile che cerca non solo di rappresentare la modernità ma anche di celebrarla attraverso raffinatezza e innovazione. Così motivi come zig-zag, linee a scalare, forme stilizzate di piante e animali sono adattati in uno schema stilistico che appare in facciate di edifici, mobili, gioielli e perfino in manifesti pubblicitari.
Per quanto riguarda le arti decorative si distingue per la sua combinazione di forme geometriche audaci, linee pulite e materiali pregiati, spesso esotici, come ebano, avorio e lacche, riflettendo il lusso e il progresso industriale degli anni Venti e Trenta. Anche il mondo della moda e del cinema dell’epoca abbracciò questo stile, diffondendo il glamour déco ovunque, da Hollywood ai salotti parigini.
La pervasività dell’Art Déco è stata tale da essere oggi sinonimo di un’epoca di opulenza e dinamismo, uno stile che non solo cerca di rispecchiare i sogni e le ambizioni della società tra le due guerre mondiali ma anche di sfidare e innovare il gusto estetico, proiettando l’arte e il design verso un futuro di lusso accessibile e geometrie perfette.
Il nome Art Déco deriva dall’abbreviazione del titolo della mostra Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes, ma verrà adottato dalla critica solo negli anni Sessanta.
Stile 1925 è invece il termine usato per descrivere nello specifico l’estetica delle creazioni esposte all’Esposizione di Parigi del 1925. Era un termine utilizzato all’epoca per indicare il nuovo stile decorativo che si stava affermando, distinto dai precedenti stili come l’Art Nouveau. Stile 1925 infatti si riferisce ad oggetti e prodotti artistici caratterizzati da materiali pregiati: metteva l’accento su un artigianato di alta qualità combinato a una visione moderna. Lo “Stile 1925” era quindi una sorta di “lusso moderno”, il più delle volte riservato all’élite.
Art Déco, dunque, è un termine più ampio, che comprende anche le evoluzioni di questo stile che tra gli anni Venti e Quaranta diviene meno opulento, più accessibile in termini di materiali e con dettagli meno elaborati.
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René Lalique, maestro gioielliere e vetraio, è uno dei nomi più emblematici legati al movimento Art Déco, anche se la sua carriera e il suo stile hanno origine nell’Art Nouveau. A partire dagli anni Trenta Lalique adattò la sua estetica, creando gioielli che incarnavano le linee geometriche, la simmetria e l’eleganza sofisticata tipiche del nuovo stile.
Nei suoi gioielli combinava oro, platino e pietre preziose con materiali innovativi come smalto, corno e opali, creando opere che sfidavano le convenzioni della gioielleria tradizionale e conferendo una dimensione moderna e accessibile al design dei gioielli. Lalique non solo ridefinì il concetto di gioielleria ma contribuì anche a consolidare l’Art Déco come uno stile senza tempo.
Il vetro è uno dei materiali più utilizzati nella produzione di oggetti in stile Art Déco. Guarda qui una selezione di vasi, bicchieri, decorazioni.
Le scoperte archeologiche in Egitto, in particolare la sensazionale scoperta della tomba di Tutankhamon nel 1922 da parte di Howard Carter, ebbero un impatto profondo sull’estetica e il design dell’Art Déco. Questo evento catturò l’immaginazione del mondo intero, ispirando un’ondata di egittomania che influenzò diversi ambiti artistici e culturali, compresa la gioielleria, l’architettura, l’arredamento e soprattutto la moda.
L’Art Déco incorporò iconografie tipicamente egiziane come scarabei, fiori di loto, piramidi, sfingi e geroglifici. Questi elementi vennero stilizzati per adattarsi alle linee geometriche e simmetriche.
Le tonalità dominanti dell’arte egizia, come il blu lapislazzuli, il turchese, il verde malachite, l’oro e il nero, entrarono a far parte della tavolozza cromatica della moda sia per gli abiti che per gli accessori.
Sonia Delaunay, artista e designer nota per il suo contributo al movimento dell’Orfismo e al design tessile, fu anch’essa influenzata dall’Egittomania che travolse l’Europa negli anni Venti e riuscì a trasformare l’ispirazione egizia in una forma di design astratto perfettamente integrato nel movimento modernista e nel contesto dell’Art Déco.
Abbiamo selezionato per voi una serie di immagini che potranno ispirarvi sulla moda Art Déco.
L’Art Déco riuscì a mediare tra elitarismo e produzione industriale grazie alla sua capacità di adattarsi sia al lusso dell’artigianato sia alle nuove possibilità offerte dalla produzione in serie. Questo movimento combinò estetica sofisticata e approccio industriale, rivolgendosi sia a una clientela d’élite che alla crescente classe media desiderosa di modernità.
Émile-Jacques Ruhlmann è stato un celebre designer ed ebanista francese, noto per essere uno dei maggiori esponenti dello stile Art Déco. La sua carriera fiorì negli anni Venti e Trenta, il suo lavoro divenne simbolo di lusso e raffinatezza.
I suoi arredi erano caratterizzati da linee eleganti, materiali pregiati e una cura estrema per i dettagli. Usava spesso materiali costosi come l’ebano di Macassar, l’avorio, il palissandro, e applicava intarsi di metalli preziosi per creare mobili eleganti e sofisticati. Sebbene il suo stile fosse influenzato da elementi classici e tradizionali, Ruhlmann riusciva a reinterpretarli in chiave moderna, integrandoli con le linee geometriche e la simmetria tipiche dell’Art Déco.
Oltre ai mobili, Ruhlmann progettò interni completi, dove ogni elemento – dai mobili alle pareti e ai dettagli decorativi – era studiato per creare un ambiente armonico e sontuoso. I suoi lavori erano destinati a una clientela elitaria e venivano considerati veri e propri oggetti d’arte.
Nell’archivio Scala potete approfondire la vostra ricerca sia con documentazione storica di interni – fotografie e bozzetti di allestimenti dell’epoca, sia con una ricca selezione di fotografia still-life per visualizzare al meglio singoli arredi come tavoli, sedie, armadi e molti altri complementi di arredo.
In Germania, l’Art Déco ebbe un’evoluzione particolare, influenzata dal contesto sociale e dal Bauhaus. Meno caratterizzata dal lusso francese, l’Art Déco tedesco adottò alcuni principi chiave dello stile internazionale, adattandoli a una sensibilità più funzionale e rigorosa. In Germania questo stile assunse un’estetica più sobria e funzionale con un’enfasi sulla semplicità, sulla praticità e sull’utilizzo di materiali moderni.
Gli artisti e designer tedeschi utilizzavano materiali come acciaio, cromo, vetro e legno, più economici e adatti alla produzione in serie. Marianne Brandt, designer tedesca associata formatasi al Bauhaus, si distingue per un’interpretazione dello stile Art Déco fondata su un’estetica funzionale e modernista. Gli oggetti da lei progettati – come teiere, posacenere e lampade – sono geometrici e privi di decorazioni superflue.
Approfondisci il design Bauhaus attraverso questa gallery di scatti che raffigurano oggetti prodotti nell’ambito degli insegnamenti della scuola tedesca.
Negli anni Trenta, le aziende più innovative iniziarono a utilizzare strategie di marketing coordinate, che comprendevano anche pubblicità sui giornali e nelle riviste. L’azienda inglese Twinings intuì presto le potenzialità della pubblicità e della cartellonistica, anche in relazione a un prodotto come il thè, ovvero di una bevanda simbolo di eleganza e buon gusto.
Il consumo di tè durante il periodo Art Déco assunse un carattere distintivo, che rifletteva la modernità, l’eleganza e l’influenza globale dello stile. Le tradizioni di consumo del tè vennero rivisitate e trasformate in rituali alla moda, caratterizzati da oggetti di design sofisticati e ambientazioni di lusso.
Gli oggetti per servire il tè, come teiere, tazze, zuccheriere e vassoi, vennero creati con un’attenzione particolare al design. Il tè divenne un rito alla moda in ambienti eleganti come i salotti, i caffè e le sale da tè di hotel di lusso, soprattutto nelle città cosmopolite come Parigi, New York e Londra. Questi ambienti erano arredati con elementi decorativi e mobili che riflettevano l’estetica Art Déco, come sedie imbottite, lampade in vetro colorato e specchi dalle cornici elaborate.
I tessuti Art Deco si caratterizzano non solo per pattern geometrici ma anche per l’uso di motivi raffiguranti animali, quale riferimento alle esperienze coloniali e di viaggio dell’epoca. Tigri, leoni, pavoni e elefanti erano rappresentati in modo simbolico, aggiungendo un tocco di esotismo ai tessuti.
Paul Poiret è stato una figura fondamentale. Sebbene non sia stato direttamente un designer di tessuti, la sua influenza sul mondo dei tessuti attraverso le sue collezioni di abbigliamento è stata enorme. Collaborò infatti con alcuni dei migliori artigiani e produttori di tessuti dell’epoca, scegliendo materiali di alta qualità come il satin, il raso, la seta, il broccato e lo chiffon. Le sue creazioni spesso includevano motivi geometrici e spesso riprendevano forme di animali esotici.
La figura del pappagallo è ricorrente nell’Art Deco, ed è un esempio perfetto di come questo stile abbia preso ispirazione da elementi esotici e simbolici. I pappagalli, con il loro piumaggio vivace e i colori brillanti, si adattavano perfettamente al gusto decorativo dell’epoca.
La ceramica è tradizionalmente considerata una delle principali Arti Minori (minore rispetto alle arti figurative come la pittura e la scultura). Grazie a una rivalutazione del design e delle arti decorative, messa in atto anche dall’Art Déco, la ceramica riesce a mettersi in evidenza come forma artistica in sé, capace di esprimere innovazione, bellezza e funzionalità.
Giò Ponti è stato una delle figure più significative nel panorama del design italiano del XX secolo e una delle personalità chiave che ha contribuito alla definizione dello stile Art Deco in Italia, specialmente nel campo delle arti applicate e della ceramica. La sua collaborazione con la storica manifattura Richard Ginori è un esempio lampante di come Ponti abbia fuso elementi classici con un linguaggio moderno e innovativo, creando pezzi di design che riflettevano la raffinatezza e l’eleganza dell’epoca.
Ponti riuscì a integrare le influenze neoclassiche, tipiche della tradizione italiana, con il linguaggio geometrico e stilizzato che contraddistingueva l’Art Deco. I suoi pezzi per Richard Ginori, come vasi, piatti e servizi da tavola, erano caratterizzati da linee pulite, forme semplici e motivi decorativi che richiamavano l’antichità, ma allo stesso tempo introducevano un senso di modernità. L’uso di colori brillanti, insieme a finiture in oro e argento, contribuì a dare un tocco di lusso e raffinatezza che era in linea con il gusto dell’epoca.
Ponti non si limitò a creare singoli pezzi, ma pensò anche a collezioni complete, rendendo la ceramica un elemento di arredo che si integrava perfettamente con l’ambiente domestico moderno.
Abbiamo raccolto in questa gallery una selezione di immagini dedicata alla Ceramica Art Déco nel mondo.
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