Nel 2026 ricorrono i cento anni dalla morte di Antoni Gaudí i Cornet (1852-1926), l’architetto catalano che ha rivoluzionato il linguaggio dell’architettura moderna e trasformato Barcellona in un museo a cielo aperto. Maestro indiscusso del modernismo catalano, Gaudí ha creato opere che continuano a stupire e ispirare milioni di visitatori da tutto il mondo, lasciando un’eredità artistica che trascende i confini temporali e geografici. L’archivio Scala, il cui impegno nel documentare sistematicamente l’evoluzione architettonica delle città d’arte è noto, è lieta di offrire un breve tour visivo tra le principali opere di Gaudí a Barcellona in occasione del prossimo completamento della Sagrada Familia previsto per il 2026.
Antoni Gaudí nacque il 25 giugno 1852 a Reus, in Catalogna, o forse nel vicino villaggio di Riudoms, da una famiglia di calderai. Questa origine artigianale si rivelò fondamentale nella sua formazione: fin da bambino, osservando il padre lavorare il rame, comprese l’importanza di visualizzare mentalmente gli oggetti tridimensionali prima di realizzarli, una capacità che divenne il fondamento del suo metodo progettuale.
La sua salute cagionevole durante l’infanzia lo costrinse a lunghe convalescenze in campagna, dove sviluppò un’osservazione profonda e meticolosa della natura. Questi momenti di contemplazione solitaria plasmarono la sua filosofia architettonica: la natura divenne per Gaudí non solo fonte di ispirazione, ma un vero e proprio manuale di costruzione, dove ogni forma aveva una funzione precisa e ogni struttura rispondeva a leggi perfette.
Nel 1873 si trasferì a Barcellona per studiare architettura presso la Escola Superior d’Arquitectura. Gli anni universitari furono caratterizzati da risultati discontinui ma da una curiosità intellettuale vorace: studiava filosofia, storia, economia, estetica e frequentava assiduamente concerti e spettacoli teatrali.
Il vero punto di svolta nella carriera di Gaudí arrivò nel 1878, quando incontrò Eusebi Güell, ricco industriale, mecenate e visionario, all’Esposizione Universale di Parigi. Güell rimase folgorato dal talento del giovane architetto dopo aver visto una vetrina che Gaudí aveva progettato per un guantaio. Nacque così un’amicizia e una collaborazione che durò quasi cinquant’anni e che produsse alcune delle opere più straordinarie dell’architettura mondiale.
Tra il 1900 e il 1914, Gaudí progettò per la famiglia Güell il Parco Güell, concepito inizialmente come una città-giardino di lusso sul modello inglese. Sebbene il progetto immobiliare fallisse, Gaudí creò un universo fantastico dove architettura e natura si fondono in un’armonia perfetta. La sala ipostila con le sue colonne inclinate che sembrano tronchi d’albero, la panca serpentiforme ricoperta di trencadís (mosaici di ceramica frantumata), le strutture che sembrano emergere organicamente dalla roccia: ogni elemento del parco testimonia il genio di un architetto che pensava in modo radicalmente diverso dai suoi contemporanei.
La Casa Milà, nota come La Pedrera (“la cava di pietra”), costruita tra il 1906 e il 1912, rappresenta forse l’espressione più compiuta della maturità artistica di Gaudí. La facciata ondulata evoca le onde del mare o le montagne di Montserrat, mentre l’interno è un labirinto di spazi fluidi senza muri portanti, anticipando di decenni i principi dell’architettura moderna. La terrazza, popolata da camini-scultura che sembrano guerrieri medievali o creature preistoriche, è un teatro surrealista che precorre l’arte del Novecento.
Nel 1883, a soli 31 anni, Gaudí assunse la direzione dei lavori della Sagrada Familia, subentrando all’architetto Francisco de Paula del Villar. Quello che doveva essere un incarico tra i tanti divenne l’ossessione di una vita. Per quarantatré anni, Gaudí dedicò tutte le sue energie creative a questo tempio espiatorio, trasformandolo gradualmente da progetto neogotico in una visione architettonica senza precedenti.

La Sagrada Familia è un poema teologico scolpito nella pietra, una “Bibbia di pietra” dove ogni elemento ha un significato simbolico profondo. Le tre facciate rappresentano la Natività (a oriente, la nascita della vita), la Passione (a occidente, dove tramonta il sole) e la Gloria (a sud, la più grandiosa, ancora incompiuta). Le diciotto torri, quando saranno terminate, rappresenteranno i dodici apostoli, i quattro evangelisti, la Vergine Maria e, al centro, Gesù Cristo con una torre di 172,5 metri – volutamente più bassa della montagna di Montjuïc, perché, diceva Gaudí, “l’opera dell’uomo non deve superare quella di Dio”.
Gaudí studiò a lungo le forme geometriche naturali – paraboloidi iperbolici, elicoidi, conoidi – per creare strutture che fossero al tempo stesso esteticamente perfette e staticamente efficienti. Le colonne interne del tempio si ramificano come alberi verso il soffitto, creando una foresta di pietra dove la luce filtra attraverso vetrate policrome che trasformano l’interno in un caleidoscopio di colori.
Negli ultimi anni della sua vita, Gaudí visse praticamente all’interno del cantiere della Sagrada Familia, in una piccola stanza piena di modelli in gesso e disegni. Aveva abbandonato ogni altro progetto, ogni comfort personale, dedicandosi anima e corpo al suo tempio. Vestiva in modo trasandato, mangiava poco, partecipava quotidianamente alla messa. Era diventato un asceta dell’architettura, un mistico della forma.


Il 7 giugno 1926, mentre si recava alla chiesa di Sant Felip Neri per la sua preghiera quotidiana, Gaudí fu investito da un tram sulla Gran Via. I suoi abiti logori fecero sì che venisse scambiato per un mendicante e ricevesse solo tardi le cure necessarie. Morì tre giorni dopo, il 10 giugno 1926, all’Hospital de la Santa Creu. Migliaia di barcellonesi parteciparono al suo funerale, e venne sepolto nella cripta della Sagrada Familia, il monumento della sua vita.
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La Sagrada Familia rappresenta un caso unico nella storia dell’architettura: un edificio in costruzione da oltre 140 anni, che continua a evolversi seguendo il progetto originale di Gaudí ma interpretato dalle tecnologie contemporanee. Questa continuità tra passato e presente rende la documentazione fotografica del tempio particolarmente preziosa e complessa.

L’archivio Scala collabora con agenzie e fotografi internazionali, mettendo a disposizione un vasto repertorio di scatti dedicata alla Sagrada Familia, permettendo di osservare l’evoluzione di questo straordinario cantiere nel corso dei decenni. Dalle prime immagini storiche che mostrano le torri della facciata della Natività – l’unica parte sostanzialmente completata sotto la direzione di Gaudí – fino alle documentazioni più recenti che registrano i progressi verso il completamento previsto, ogni fotografia diventa un tassello fondamentale per comprendere come il sogno di un genio si stia materializzando pietra dopo pietra.
La documentazione fotografica della Sagrada Familia assume oggi un valore particolare: mentre il tempio si avvicina al completamento, queste immagini permettono di ripercorrere l’intera storia costruttiva, di confrontare le diverse fasi progettuali e di apprezzare l’incredibile fedeltà con cui gli architetti contemporanei stanno interpretando le intenzioni originali di Gaudí, basandosi sui suoi schizzi, sui modelli in gesso e sugli studi storici.
In questo contesto di documentazione e valorizzazione del patrimonio architettonico mondiale, Scala Archives rappresenta una risorsa fondamentale non solo per la conservazione della memoria storica, ma anche per la comprensione dei cambiamenti urbani e architettonici in corso. La collezione di immagini dedicate all’architettura catalana e alle opere di Gaudí – che includono non solo la Sagrada Familia ma anche Casa Batlló, La Pedrera, il Parco Güell e gli altri capolavori del maestro – rappresenta una risorsa insostituibile per studiosi, architetti, urbanisti, giornalisti ed editori che vogliano raccontare l’evoluzione di Barcellona da città industriale a capitale mondiale del modernismo e del turismo culturale.
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In copertina: Stella della Vergine Maria, Basilica della Sagrada Familia, Barcellona, Catalogna, Spagna – MC30359